George Michael, Babbo Natale e il cenone delle feste

Bene, ci siamo quasi.

Avete fatto a gara a chi aveva le decorazioni di Natale più improponibili – gli amanti del vintage hanno scelto le luci da discoteca anni ’70, mentre altri hanno preferito il povero Babbo Natale appeso al balcone. Le foto dell’albero, del presepe e del vostro animale domestico con in testa le corna da renna hanno già fatto il giro dei vari social. In tivù sono passati i primi film a tema: in primis Mamma ho perso l’aereo – se siete amanti del genere, ho scoperto con sorpresa che ne hanno poi fatto un remake intitolato Mamma ho perso il cane, quanta fantasia! – per proseguire con l’immancabile Una poltrona per due, senza dimenticare lo smielatissimo Miracolo sulla 34° strada. Avete già condiviso il vostro anno 2015, con foto, canzoncina e striscione strappalacrime – che poi a noi, del vostro anno in breve, ci può importare quanto ci importa dei problemi di letargo delle marmotte gialle americane. Così, con in testa Jingle Bells e davanti agli occhi il super truccato e – molto, moltissimo – cotonato George Michael che canta Last Christmas, è partito il countdown delle ultime ore prima della tanto attesa vigilia. Le vie del paese si sono completamente immerse nell’odore persistente di fritto, misto a cannella. Di quegli odori che devi farti lo shampoo due volte prima di poter uscire di casa senza portarti dietro la scia chimica. Ogni piazza si è riempita dei consueti mercatini di Natale in cui potrete trovare gli oggetti più kitsch al costo più cheap. E se avete già acquistato i regali da tempo (ecco qua, i primi della classe, quelli che cominciano i preparativi dal mese di agosto), potrete trovare in esposizione il – favoloso, imperdibile, indispensabile e “attualmente” in promozione – nuovo modello della Folletto, perché ogni sagra e mercato che si rispetti non deve farselo mancare mai. Avete sicuramente già incontrato un paio di Babbi Natale che, piantonati ad un angolo e campanella alla mano – “ Oh oh oh!” -, vi hanno stordito e interrotto il jingle che risuonava a loop nella vostra testa. Le regine della cucina hanno già fatto la spesa per le feste e casa vostra si è magicamente trasformata in un rifugio antiatomico in cui pare sia stato immagazzinato cibo per il prossimo decennio. Le donne di casa – a cominciare dalla nonna, fazzoletto in testa, sguardo agguerrito e grembiulino ben stretto in vita, per proseguire con mamme, suocere, zie, nipoti, cugine, nuore, annesse e connesse – hanno ripetutamente sfruttato la scusa delle festività per preparare ogni tradizionale bene ipercalorico: cartellate in Puglia, struffoli in Campania, cicerata in Basilicata, chinulille in Calabria e chi più ne ha, più ne metta! Per loro si tratta di tradizioni e, se ti azzardi a proporre un ridimensionamento ragionevole del menù natalizio, ti risponderanno – sconcertate dalla tua mancanza di tatto – che non possono esimersi dal mettere in pratica la loro conoscenza culinaria ancestrale. A voi, invece, più che “la tradizione”, quei dolci natalizi sembrano armi improprie da usare con grandissima cautela, spesso causa dei sensi di colpa post-festività.

Insomma, dicevo, è tutto ormai pronto per la famosa vigilia di Natale. Rimane un’ultima occasione per scovare il regalo perfetto per amici e parenti. Tanto si sa: qualcuno che si riduce all’ultimo c’è sempre. Anche quella è “tradizione” e come ogni buona tradizione, va rispettata. Seppur all’ultimo minuto, cercherete di accontentare tutti, anche quel rompiballe del vostro vicino di casa che lascia il cane pisciare sul gradino davanti al vostro portone. E tra un “Oh, se non ci becchiamo più, buone feste!” e un “Auguri a te e famiglia”, andate dritti per la vostra strada: a quest’ora vi mancheranno le pantofole da regalare a Nonna Grazia, la sciarpa per la zia Nina, il pigiama allo zio Berto. Ragazzi, che originalità… Ma dei vostri regali di Natale, dell’ansia collettiva che prende all’avvicinarsi del cenone della vigilia, potremmo scrivere pagine e pagine di dissertazioni, dati scientifici alla mano. Mi limiterò a dire che ai commercianti va tutta la mia più profonda stima. Perché è a loro, obbiettivamente, che avete rivolto – e rivolgerete fino a stasera – le richieste più impensabili: “Dovrei fare un regalo per una persona che conosco poco, di cui non so la taglia, tantomeno i gusti. Lei ha qualche idea?”. Ma questo argomento, piuttosto lungo e insidioso, merita un post tutto suo.

Il punto, adesso, è uno e uno solo: Panettone o Pandoro?!

“48: IL MORTO CHE PARLA; 90: LA PAURA”.

Scusate, devo andare: mi sa che ho fatto ambo. Ah no… maledette bucce di mandarino! #tuttacolpadimurphy #ecciao

Quasi dimenticavo: “Se non ci becchiamo più, buone feste”!

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