E niente. Ti svegli all’alba perché non hai nessuna voglia di perdere l’aereo che hai diligentemente prenotato, settimane prima. E siccome sei a conoscenza della tua innata fortuna, anticipi l’arrivo in aeroporto di un paio di ore pur di assicurarti una partenza tranquilla.
Sei così in anticipo che ti siedi al bar e prendi un caffè. Poi ne prendi un secondo, un terzo. Dopo di che, perdi il conto. Alla fine – drogata di caffeina sparata endovena – ti sei quasi dimenticata perché sei lì. Ti ritrovi quindi a correre tra il metal detector e il gate quasi chiuso per non perdere l’aereo, invocando il potere della Stanza dello Spirito e del Tempo manco fossi in Dragon Ball.
Ancora con il fiatone, ti siedi al posto che ti è stato assegnato e cerchi di rilassarti – nonostante le poche ore di sonno e le tante tazzine di caffè. E quando pensi di esserti messa comoda e l’aereo ha ormai passato la fase di decollo, avverti una strana sensazione. Ti senti quasi osservata e non sai perché.
Ah… Sì… Lo sai perché : la signora seduta accanto a te, inforcati gli occhiali da vista, ti sta guardando. Sì, proprio così. Pensavi che stesse osservando il signore che al posto dell’apparato respiratorio ha un trattore di seconda mano. Posto 21 F, corridoio . Te lo ricordi perché si trova sulla stessa fila tua, ma per simmetria, esattamente sull’altro lato dell’aereo. Invece no. Sta fissando proprio te. E là capisci che ha un obiettivo ben preciso. Ti ha scelta : ha deciso che tu non dormirai – come invece avevi pensato, data la nottata in bianco – e dovrai sorbirti tutta la storia della sua vita.
Lei è la Signora Gloria. Inizialmente hai pensato : « Ovviamente, mica potevo stare seduta accanto a quel tizio alto, moro, con gli occhi verdi e dal sorriso maledettamente interessante, seduto due sedili più avanti !». No. A te è capitata la vecchietta che saliva sull’aereo per la seconda volta in vita sua. Ci sono giorni, però, in cui la legge di Murphy fa bene le cose. Lei – la Signora Gloria – l’hai adorata dal primo momento in cui l’hai guardata veramente. Ha la testa di un asino in peluche per segnalibro. Va a trovare il figlio Giulio che non vede da sei mesi e, non appena i vostri sguardi si sono incrociati, ti ha chiesto « Si ferma anche lei a Charleroi ? ». Qui, le hai proprio voluto bene. Le hai quindi risposto che « non c’era la fermata per Rio de Janeiro, e che quindi sì, ti fermavi anche tu a Charleroi ! ». Lei non ha sorriso subito. Ci ha pensato. Ti ha squadrata bene. Ha soppesato le tue parole e solo allora – quando ha veramente capito che la tua era una battuta di spirito – ha fatto un mezzo sorriso. Ti ha quindi raccontato di Giulio, del suo lavoro, dei suoi nipoti, della signora che vende i fiori al mercato di Ceglie e del suo parrucchiere Giancarlo che, anche questa volta, non ha saputo farle il colore che desiderava.
Così, ti rendi conto che, per la prima volta in trent’anni, hai concesso ad una persona di parlarti sull’aereo. Di solito, metti le cuffie, chiudi gli occhi e non guardi neanche chi è seduto accanto a te.
Forse stai invecchiando. Forse stai diventando anche tu una Signora Gloria. Forse è per colpa di Murphy.
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