La Befana, il virus intestinale e la mirra di Gaspare

Bene, dopo tanto parlare e dopo le ultime risposte “Anche a te e famiglia”, mandate a messaggi standard, siamo giunti finalmente alla conclusione di un anno piuttosto burrascoso, tra attualità sanguinolenta e scomparsa di personaggi famosi – sigh – manco fossero birilli buttati giù da uno strike. Il tutto, ça va sans dire, condito con panettone, pandoro e cartellate fatte in casa dalla mamma – ehi, non facciamo scherzi: in Puglia, il Natale senza cartellate è un’eresia… provate a chiedere in giro. Così, è passato anche il primo dell’anno e con lui la sua famosa e tanto temuta domanda “Ma tu, a Capodanno, che fai?!”. Vi sarete sicuramente ritrovati in un improbabile trenino con annesso cavallo di battaglia “Pepepepepepe”. Sempre se non vi è toccata quella famosa melodia che tanto bene insegna l’alfabeto – A, E, I, O, U, Y, per ora, perché per le consonanti ancora non ci ha pensato nessuno – a energumeni che hanno volontariamente ridotto il loro Q.I. con alcool, trombette e cappellini di carta dai colori sgargianti. Insomma, le feste sono proprio passate.

Ah no, che sbadata, scusate… sarà il vino cotto che è entrato in circolo, ma ho dimenticato una cosa fondamentale: oggi è il 6 gennaio. Signore, signorine, nonne, zie, fate con me un profondo respiro e ripetete piano questo mantra “Ooohmmm… Ooohmmm…”. Su dai, non sarà poi così tragica: dura solo un giorno e poi passa. Come dite?! Come mai faccio tanto allarmismo?!

Beh, provateci voi a rimanere sorridenti e pazienti dopo anni di “Dove hai parcheggiato la scopa?”, “A che ora ti svegli per fare il giro di tutte le case?”, “Auguri per la tua festa”.

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Ragazzi… basta! Siamo nel 2017. È una vita che ci fate girare gli occhi al contrario con questa storia della vecchia con la gobba, il naso aquilino, la scopa e il carbone. Pensateci bene: neanche fa ridere. Già ci tocca sopportare le battute legate alla festa della donna, considerata ormai solo una giornata in cui si liberano le gabbie con belve assetate di testosterone. Che poi, andate a trovarli, se vi riesce, “maschioni” per i quali vale la pena ululare sotto la luna piena – no ragazzi, se non siete Gerard Butler, Michael Fassbender o Bradley Cooper non avete diritto di replica. Adesso ci manca solo la Befana. Ché poi, tanto abbiamo fatto, che ci siamo pure dimenticati cosa si festeggia il 6 gennaio. Voci di corridoio – la mamma stava rovistando nell’armadio a muro – mi hanno informato che la Festa della Befana non è altro che una festa pagana legata a quella religiosa dell’Epifania, ossia – i credenti mi perdonino se non sono teologicamente precisa, ma vado al sodo – al momento della visita dei Re Magi alla neomamma e a Gesù. Insomma, dodici giorni dopo il parto, Maria presenta il neonato agli amici, i quali portano in dono oro, incenso e mirra. Per quelli un po’ indietro in scienze, ve lo spiego io, tanto lo so che non lo sapete e state andando a cercare sul dizionario come me: la mirra è una sorta di gomma aromatica utilizzata all’epoca per le unzioni e le imbalsamazioni. Pare che Gaspare, una volta scartati gli altri due regali, si sia rivolto agli amici e abbia esclamato: “Raga, non sapevo che pensierino prendere: ho chiesto consiglio alla commessa…”. 

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Insomma, gente, tutto questo sproloquio sulle origini dell’Epifania per chiedervi un solo favore. Non so come, ma sono scampata al virus intestinale che da settimane sta decimando schiere intere di amici e parenti. Non vi ci vorrete mettere pure voi, con le battute sulla Befana, a farmi venire il voltastomaco, vero?!

Patti chiari e amicizia lunga.

#labefanaviendinotte #tuttacolpadimurphy #ecciao

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