Bene, è ufficiale: sto diventando sempre più ciecata. Me ne sono accorta l’altro pomeriggio. Occhiali sul naso, sbirciavo il telefono e vedevo sfuocato. Togliendo gli occhiali vedevo meglio. Attenzione, non ho detto bene. Ho detto che ci vedevo meglio. Insomma, per farla breve, alla mia miopia si sta aggiungendo probabilmente un inizio di presbiopia – che solo a scriverlo fa paura. Cioè in pratica, sto invecchiando e devo cambiare le lenti agli occhiali. E fin qui tutto bene. Il punto non è tanto questo, anche perché ho accolto i primi segni dell’età che avanza con molta filosofia: il primo capello bianco con un sorriso tipo “toh-e-tu-che-ci-fai-qui?!” o il primo “quando-eravamo-giovani-noi…” con un po’ di meraviglia. Il vero problema, se così lo vogliamo chiamare, sta nel fatto che, nonostante ci siano tutti i primi e incontestabili sintomi tipici della trentina, nessuno mi dà l’età che ho. Nonostante i capelli bianchi, nonostante i 31 anni suonati e i vicinissimi 32, state pur tranquilli che se esco – non a caso uso la frase ipotetica – in qualche locale la sera e si avvicina a me qualche maschio per un – vano – tentativo di rimorchio, su per giù avrà 25 anni. No, non mi sto lanciando fiori. Questa è tutta storia di vita vissuta. Provate a chiedere agli amici che, per tutti i corteggiatori più giovani di me che si sono fatti avanti, mi hanno ormai definita “Nave scuola” del gruppo – il mio amico Michele ha gentilmente dato una definizione esaustiva della donna nave scuola: “trattasi di donna più grande rispetto al maschio, di esperienza, che inizia giovani uomini ai piaceri delle lenzuola”.
Secondo i ragazzi più giovani, dicevo, sono come miele per le api. Quando poi, dopo aver ringraziato per l’eventuale complimento, li guardo con quel sorriso da mamma chioccia e rendo palese la mia età, le reazioni sono solitamente due: c’è quello che ride e mi chiede di essere seria, pensando di essere preso in giro; c’è quello che invece ti dice “bello, ho sempre sognato di uscire con una più matura”. In realtà una volta c’è stata anche una terza variante: “Ah – mi squadra dalla testa ai piedi soffermandosi lungamente in ogni punto – per una trentenne sei messa bene!”. (No, scusa, fammi capire: a 30 anni dovrebbe cominciare la decadenza fisica?!).
Anyway… se nel raggio di un chilometro c’è qualche 25enne in vena di conquiste e io sono nei paraggi insieme ad altri amici, state pur sicuri che si presenterà a me con fare spavaldo e battuta pronta – che un po’ ti fa sorridere un po’ ti fa venir voglia di picchiarlo. E tu hai voglia a spiegargli che sei troppo grande e che – pure se secondo lui non si vede – c’hai la sciatica, il mal di schiena e ti stai addormentando in piedi perché ti sei svegliata presto e di solito hai già fatto tre ore di sonno. Probabile che non ti creda e ti chieda la carta d’identità per fugare ogni dubbio. Gli puoi spiegare che la vista ti si è abbassata e che gli acciacchi dell’età cominciano a farsi sentire. Quello niente, impassibile come una statua di sale.
Quindi, non solo sembri a primo impatto più giovane della tua età reale e quindi i tuoi coetanei non ti prendono sul serio, ma devi anche essere pronta ai corteggiamenti di quelli che, rispetto al tuo modo di vedere il maschio alpha, sono decisamente troppo giovani per te. Forse dovremmo andare in giro con un cartello in cui sono scritti i dati essenziali: nome, età, gruppo sanguineo, tasso di colesterolo e trigliceridi. Così uno sa a cosa va incontro. Che poi la percezione dell’età è soggettiva. Che tu abbia o meno i capelli bianchi, che le tue rughe siano più o meno marcate o che la tua vista si abbassi, l’età anagrafica è direttamente proporzionale al numero di scricchiolii che fanno le ossa quando ti abbassi per allacciarti le scarpe.
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