Il concorso in Aeronautica, l’homo rumorosus e le carrozze separate

Devo ammettere che mi sorprendono sempre – assolutamente in positivo – tutti quelli che di prima mattina riescono a cimentarsi in discorsi più o meno sensati, di qualsiasi genere essi siano. Mi sorprendono perché io, di mattina, a differenza loro, assumo un totale e indiscutibile low profile: testa bassa, occhi semichiusi e quell’aria che non lascia spazio a dubbi : “Non-avvicinatevi-ché-mordo”.

Mi è capitato domenica scorsa. Sveglia presto per lavoro, ho preso un treno diretto a Roma. Mi sono ritrovata in una carrozza insieme ad alcuni freschi maturandi che si spostavano come le mandrie per raggiungere la capitale e svolgere uno di quei mega concorsi da 5000 partecipanti per soli dieci posti disponibili. Aeronautica, se non ricordo male.

Tu ti sistemi al tuo posticino, pensi di metterti comoda e di approfittare un altro po’ dell’atmosfera ovattata tipica delle 6 di mattina, considerato che – vorrei ribadirlo – era domenica. E invece no. Invece la metà di quei ragazzini di vent’anni non la pensa come te. Uno in particolare. Tutti ne abbiamo incontrato uno così almeno una volta nella vita: il tizio che nei luoghi pubblici e soprattutto sui mezzi di trasporto parla sempre a voce alta per far notare la sua presenza. Uno di quelli inutilmente prolisso e sfacciatamente maleducato. Generalmente non ha nulla di interessante da dire, ma gli piace ascoltare il timbro della sua stessa voce. Pur di sentirsi parlare si metterebbe a contare le pecore alzando i decibel al limite del sopportabile. Contemporaneamente usa fischi, sbruffi e fa rumore anche in quei rari momenti in cui non dà aria alla bocca.

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Questo soggetto qui, il nostro homo rumorosus, a occhio e croce aveva 19 anni. Seguendo il filo dei suoi ragionamenti, non sembrava avesse molto sale in zucca, ma, a giudicare dalla parlantina, in fase di esame orale sicuramente avrebbe puntato tutto sullo sfinimento della commissione per guadagnare punteggio utile. Il nostro homo disturbandibus, dicevo, durante il viaggio non ha perso tempo e nel giro di tre ore ha deliziato tutti i suoi vicini di posto con discorsi e aneddoti che sarebbe un eufemismo definire “poco interessanti”. Senza soluzione di continuità, si è passati dal parlare del paesino di campagna dal quale proveniva alle differenze tra l’italiano e le parole del suo dialetto; dalle sue infallibili tecniche di pesca a quello che aveva mangiato la sera prima. Poi ha proseguito con i suoi voti alle scuole medie, con gli esami di maturità e il concorso che si apprestava a fare, per passare inspiegabilmente alla schedina e alla sua classifica delle squadre nel FantaCalcio. E infine – least but not last, come dicono in inglese – ha raggiunto l’Argomento con la A maiuscola: le Femmine. Che, avendo 19 anni, uno si chiede a quale tipologia di donna stia facendo riferimento. Perché se hanno dai 25 ai 30 anni – e di questo dubito fortemente – posso accettare il senso peggiorativo della sua definizione generalista. Ma, amico disturbatore di sonni altrui, se per “femmine” intendi le giovanissime ragazzine dai 14 ai 19 anni che hanno avuto il coraggio di uscire con te, scusami tanto ma non ci sto. Essì, perché dovresti sapere che loro sono, per definizione, ancora ragazze adolescenti. Sono delle giovanissime donne non ancora adulte. Non femmine. Femmine proprio no.

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Ad ogni modo, dico io, non si potrebbero proporre delle soluzioni alternative per non sfiancare i viaggi già poco piacevoli? Delle carrozze separate, come si faceva con i fumatori, per esempio. Da un lato del treno i prolissi sin dalle prime ore del giorno e dall’altro lato i diversamente attivi. Da una parte quelli che da quando aprono gli occhi sono pronti ad affrontare la giornata, dall’altra quelli che invece non hanno voglia di interagire con nessuno. Non dovrebbe essere tanto complicato. Basterebbe guardarci in faccia: i prolissi mattinieri sono sorridenti e buontemponi; quelli avversi al contatto umano prima delle 10.00 del mattino – categoria alla quale appartengo orgogliosamente e che difendo con le unghie e con i denti – hanno lo sguardo assassino, di quelli che ti staccherebbero la lingua a morsi.

Ecco, appunto, amico disturbatore della quiete pubblica, volevo dirti, in maniera del tutto spassionata, che se avessi avuto un po’ di forza in più quella mattina e se non avessi già fatto colazione, ti avrei mangiato vivo e avrei lasciato ai tuoi familiari solo un pezzetto del tuo corpo per il riconoscimento: la lingua. Ché a me piacciono solo i tagli di carne pregiati.

#tuttacolpadimurphy #ecciao

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