Ho deciso, chiederò di nominare le casalinghe-che-parlano-da-balcone-a-balcone PATRIMONIO DELL’UNESCO! E che nessuno mi dica di non essere d’accordo. Queste donne sono la tradizione che respira, pioniere del passaparola fai-da-te. Da balcone a balcone, si scambiano la ricetta del ragù (da quello col gusto più intenso, a quello con un condimento speciale), il segreto per le migliori orecchiette fresche, la Risopatateecozze che tiene bene la cottura. Divulgano notizie sul meteo, si informano riguardo a nipoti neolaureati, neo fidanzati o sposati. Hanno un metodo tutto loro di stesura del bucato e guai a chi le contraddice.
E, nel passaggio dalla vita sotto il tetto genitoriale alla vita da adulti, in affitto o qualsiasi sia la sistemazione utilizzata per spiccare il volo verso nuovi ed entusiasmanti lidi, queste signore rappresentano per i giovani un fulcro di sapienza e scibile domestico. Eh sì, perché quando vai a vivere da sola/o le cose cambiano, inevitabilmente! Mentre si delineano gli spazi che avevano fino a poco prima solo contorni sbiaditi, senti di progettare l’isola felice dei tuoi sogni. Un posto che ti rappresenti e in cui dare corpo al tuo estro. La realtà dei fatti, però, è un pelo diversa dalla favoletta comune che ti fa credere di aver raggiunto una totale e indiscussa autonomia, gestendo la tua vita e le tue cose a tuo piacimento. Questa è solo pura utopia! Perché la tua vita e le tue cose saranno gestite dai tuoi elettrodomestici. Prendi la cucina, ad esempio! Tu – giovane donna che prima di lasciare casa dei genitori avevi solo fritto un uovo o cucinato una pasta e tonno – avrai anche comprato il forno nuovo, avrai pure pelato le patate, le avrai messe a rosolare, ma se il forno decide che le deve cuocere senza creare quella meravigliosa crosticina, tu potrai anche tenerle 40 minuti segregate lì dentro, quelle patate non si abbrustoliranno mai! Il tuo forno sarà pure nuovo, ma oggi ha deciso che sì, ti cucinerà le patate, ma no, scordati la crosticina perché non gli va proprio.
Per non parlare del sugo della mamma (chi ancora non dovesse conoscerla può dare uno sguardo qui: https://almarita85.wordpress.com/2016/11/28/mia-mamma-internet-e-carlo-v/ ) che è solo un lontano ricordo. Il suo pomodorino è famoso in tutto il paese, da nord a sud, passando per le isole. Quando le chiedi delucidazioni e tenti invano di estorcerle i misteriosi segreti del ragù, lei sorride sorniona e si pavoneggia con finta modestia. L’unica cosa sulla quale puoi ancora fare affidamento è che, ad oggi, quando ti aggiri per il mercato, la minaccia più potente che puoi lanciare al fruttivendolo o al contadino da cui stai comprando le verdure è “Tanto se non sono buone te la dovrai vedere con la mamma…”.
Le signore sui balconi sono preziose anche per quella “insignificante” questione della lavatrice. Perché una volta che i tuoi vestiti sono riposti nell’armadio, son tuoi. Ma non appena li butti in lavatrice, diventano di sua proprietà. Tu puoi anche pensare di aver inserito il programma giusto, di aver azzeccato l’ammorbidente e di aver diviso bene i capi per tipologie, ma sarà sempre la lavatrice, ormai soprannominata Carmela, a stabilire l’esito finale. E finché non smetterà di centrifugare ti perderai nel dubbio del risultato. Questo è niente, però, se messo a paragone di una delle attività domestiche più complessa e articolata: la stiratura. Quella è una corvée in qualche modo invischiata con l’occulto. Si tratta di vera e propria magia nera. Non riesci a spiegarti come mai le t-shirt stirate da tua mamma uscivano un tempo linde e pinte, di un bianco accecante o di un nero corvino, profumatissime e stirate al millimetro. Le tue invece?! Eh?! Eh?! Le tue sono come le mie: approssimative, con bordi rialzati, cuciture a vista e quell’aria che dice “Vabbè-oh-io-ci-ho-provato”!
Insomma, per davvero: lancerò una petizione per inserire queste sante, detentrici di antiche tradizioni, nella lunga lista dei patrimoni dell’umanità da preservare con gelosa ammirazione. Chi non firma per la compagnia… è un ladro o una spia!
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