Ieri notte non ho dormito. Nonostante fossi stonata dal sonno e avessi un mal di testa lancinante che neanche il gobbo di Notre-Dame nel suo campanile di domenica, non ho dormito. Non è stata cosa. Prima avevo caldo, poi avevo freddo; avevo sete, poi fame. Mi sono alzata due volte per trascinarmi davanti al frigorifero. L’ho aperto e dopo aver contemplato per cinque minuti la solitudine del consueto limone che aspetta mezzo rinsecchito di capire quale sarà il suo utilizzo, l’ho richiuso. Ho tentato di contare le pecore, una ad una, ma niente. Oh, niente di niente! Mi sono addormentata per sfinimento solo con le prime luci dell’alba e al risveglio, di soprassalto dopo due ore, avevo una serie di domande relative ai massimi sistemi che mi frullavano per la testa.
Certo. Perché l’insonnia ti fa sprofondare in un meandro infinito di quesiti senza risposta:
- chi siamo ?
- da dove veniamo ?
- dove andiamo ?
- quanto può essere sconfinato lo spazio ?
- qual è il numero ideale di polpettine fritte in una pasta al forno di tutto rispetto ?
- esiste un Dio dell’abbinamento Melone-Prosciutto Crudo ? se sì, per quale arcano mistero continua a propinarcelo dagli anni ’80 ? Non può passare ad altro ?
Insomma, cose così. Domande di altissimo respiro che richiedevano un’attenta analisi e uno studio approfondito della questione. Ma più di tutti, un punto interrogativo rimaneva ancorato ai miei pensieri e non accennava a dissolversi: qualcuno mi spieghi il perché dell’usanza arcana volta a “far vedere la casa a amici e parenti quando ci vengono a far visita per la prima volta?!”. Ehi, serio, c’è sicuramente qualcosa che mi sfugge.
Ultimamente, causa Covid-19, le visite sono limitate e generalmente tra persone della stessa cerchia familiare – se se, ci crediamo – ma negli anni passati questa cortesia era molto diffusa. Ce l’avete ben presente? Si tratta di quella consuetudine per cui amici e parenti venuti ad omaggiare la famiglia per la prima volta si trovano alle calcagna di una mamma cotonata e desiderosa di mettere l’ospite a suo agio. Costretti ad attraversare una stanza dopo l’altra, studiando la dettagliata planimetria dell’ambiente, ai malcapitati tocca seguire il tour della casa fingendo di interessarsi al susseguirsi delle modifiche apportate negli anni. La prassi vuole che la guida autoctona – in questi casi il compito è sempre affidato alla mamma – incoraggi eventuali domande del piccolo drappello di avventori su ulteriori delucidazioni. E guai a non accontentarla, ci rimarrebbe troppo male!
Il che mi porta a suggerirvi alcuni consigli, nell’eventualità in cui vi troviate all’ingresso di una cucina insieme alla regina della casa mentre esulta – con vistoso ed ingiustificato entusiasmo – “E questa è la cucinaaaaa!!”.
- Non entrate nel panico, rilassatevi, non vuole vendervi nulla, ma solo condividere con voi l’entusiasmo che la pervade quando si trova faccia a faccia con le sue geniali scelte stilistiche.
- Tenete sempre pronto un sorriso, un commento gentile e almeno una domanda – se siete a corto di argomenti, anche solo ripetere le parole che le avete appena sentito pronunciare andrà bene, purché non rimaniate muti. In questo modo saprete sempre quali sono, secondo la padrona di casa, i punti forti dello spazio nel quale vi trovate e da lì potrete mantenere viva la conversazione per farvi vedere partecipi.
- Non cadete nel tranello del ripostiglio. La stanza delle scope, ad un primo sguardo, potrebbe risultare di poco conto, essendo uno spazio di servizio. Ma le mamme ne vanno spesso fiere, perché è lì che depositano tutte le conserve da loro sapientemente preparate e meticolosamente etichettate. Non appena aprono la porta del suddetto, mostratevi impressionati dal numero di boccacci contenenti pomodorini, melanzane e sughi di ogni genere. Qualora non dovessero esserci conserve fatte in casa, uscite dalla conversazione con un commento sullo spazio necessario nel ripostiglio e passate oltre.
- A volte questi tour si concludono con l’apertura di alcuni album ricordo, spesso risalenti a decenni passati, riguardanti individui a voi estranei. Per uscirne indenni adducete una forte emicrania dalla quale solo il buio e il silenzio possono tirarvi fuori ed eclissatevi con garbo al più presto.
- Una volta aperto l’album citato al punto 4, tenetevi pronti al peggio, perché nulla potrà più difendervi dal filmino del matrimonio. Siete diventati vulnerabili: seguite immediatamente il punto 4 e scappate. SCAPPATE a gambe levate!

Questi cinque punti potrebbero farvi da vademecum non appena si tornerà a far visita a parenti e nuovi amici. Fatene buon uso e divulgatelo con parsimonia. Non mostratelo mai a mamme e zie, se non sotto costrizione da panzerotto fritto o al forno.
PS: GRL PWR, sempre ! #tuttacolpadimurphy #ecciao