Domenica sera sono caduta. Calma. Correggo subito: domenica sera, stavo per cadere. Inutile dire che è successo proprio nel momento in cui non doveva succedere. Ero a fare serata in uno di quei locali in cui ti metti in tiro per far vedere che ogni tanto ti aggiusti pure tu. Quei locali in cui ci si mette “il cappotto buono della domenica”. Io ovviamente avevo una felpa col cappuccio da mangiatrice di ricci sulla litoranea di Savelletri, ma con un paio di orecchini che Chiara Ferragni spostati proprio perché i riflettori sono tutti per me!
Bevo vino, chiacchiero e tutto procede per il verso giusto. La serata finisce come era iniziata: decretando il miglior venditore di focaccia del nord barese, per-me-è-lui, no-per-me-è-assolutamente-questo-altro, lo-dici-solo-perché-non-hai-mai-assaggiato-la-focaccia-di-trinitapoli. Insomma, discorsi sui massimi sistemi, profondi ed esistenziali, di questa portata scientifico-culinaria. Dopo un paio di calici pieni e un podio focacciaro ormai decretato, mi accingo ad uscire dal locale. Ed è in quel preciso momento che succede il “fattapposta”. Forse quel terzo scalino è sempre stato lì, oppure i calici di vino hanno modificato la mia percezione della realtà. Fatto sta, signore e signori della corte, che ho preso la scivolata del secolo. Una di quelle scivolate che a colpo sicuro portano alla frattura di una caviglia. E ad aumentare il pathos c’erano gli spettatori: occhi attenti che si guardano attorno e accendini sempre pronti (a quanto pare la scusa del “Hai da accendere?!” funziona ancora al giorno d’oggi!).
Accade tutto in una frazione di secondo. Da buona escursionista navigata, in quel breve lasso di tempo capisco la gravità della situazione e pondero il pericolo. Mi servirebbe una fune, un’imbracatura o quantomeno delle scarpe che mantengono una corretta aderenza con l’asfalto. Dopo anni di esperienza, sudore e pantaloncini bucati sulle natiche, magicamente il mio istinto di conservazione mi fa compiere l’unico gesto supremo per recuperare quella situazione senza causare morti e feriti ed evitare definitivamente il patatrac di cui altrimenti si sarebbe parlato anche nella gazzetta di paese. Nello scendere inesorabilmente verso il basso – ripeto, non sono caduta eh, ancora poi dovete dire – mi accomodo con nonchalance e la leggerezza di una farfalla poco prima dello sfarfallamento sulla spalla di un tizio che si trovava proprio a portata di braccio. Ok, forse non mi sono proprio accomodata, mi sono letteralmente aggrappata, ma chi bada più a certi dettagli ormai?! Ad ogni modo, il tizio in questione, mio salvatore, si era da poco fatto strada tra la calca di gente, per raggiungere il maledetto scalino della porta d’ingresso. Accerchiato da un gruppo di amici, chiacchierava con una birra alla mano, ignaro del gesto di suprema galanteria che da lì a poco avrebbe compiuto, suo malgrado.
Nel movimento disperato, però, mi esce fuori un’esclamazione che anche i nonni con le braccia incrociate dietro la schiena mentre guardano i cantieri considerano desueta: “Hoplà!”. Lui, il possessore della salvifica spalla, ignaro di tutto perché di schiena, si gira con un punto interrogativo grande quanto una casa sulla testa. Avrà pensato ad una pacca amichevole da parte di qualche conoscente. Tutto il gruppo di amici lo informa del suo ruolo da eroe per la donzella – sarei io – che invece di fermarsi e ringraziare – sarei sempre io – per la vergogna è sgattaiolata via come una Cenerentola che non ha ancora perso la sua scarpetta.
Ma la sconfitta più cocente in tutta questa situazione non è stata tanto la caduta, quanto quel “Hoplà” lanciato di getto tra la folla! Hoplà?! No dico, Hoplà?! Ci ho pensato e ripensato, perché come al solito le parole giuste mi vengono in mente sempre dopo. Almeno se avessi esclamato “Ueeppaaaaa!” partiva subito un bel “Un… dos…tres… un passito ballante Maria!”. Invece niente. Non mi è venuto. Ricky, dove sei quando ho bisogno di te?!
#tuttacolpadimurphy #ecciao
Oplà mi viene fuori ogni volta che devo piegarsi per prendere qualcosa. Mi dicono segno inequivocabile dell’età che avanza….😕
Sì, così dicono! Ma io non voglio crederci ! 😅
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Finalmente un blog che mi fa sorridere! Grazie. Ti leggerò. Hoplà
Grazie mille! L’intento è proprio quello di strappare un sorriso! 🙂 Hoplà 4ever! 🙂
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