Il Black Friday, l’oscurità di Sauron e il guasto elettrico

L’inizio della settimana scorsa è stato complicato. Lungo, stressante e condito con qualche casino. No, non sto ingigantendo per un capriccio. Quando parlo di casino, intendo che sono successe cose assurde. Ma per fortuna una giornata non è come l’altra.

Partiamo dal fine settimana precedente: pioggia, freddo – che pure doveva cominciare – e quel velo di umidità poggiata sulla chianca bianca del centro storico. Di quell’umidità che ti fa scivolare verso l’ingresso del reparto ortopedia a piè pari anche se hai indossato le scarpe basse. Insomma, l’autunno c’è e si fa sentire. E insieme all’autunno arriva il tanto atteso BLACK FRIDAY. Quella famosa febbre all’acquisto che contagia la popolazione allo scadere del mese più funereo dell’anno. E se ormai ci siamo abituati alle scene da colpo di stato in cui alcuni esseri umani – se così possiamo chiamarli – si camminano addosso pur di accaparrarsi l’ultima televisione scontata del 3000%, non riusciremo mai a darci pace per altrettante tragiche scene che darebbero filo da torcere ad antropologi affermati. E siccome l’idea di collaborare ai fini scientifici mi ha sempre solleticato, andrò a descriverne una a titolo di esempio.

SCENA: Pomeriggio di fine novembre. Strada con passanti frenetici. Una ragazzina di 16 anni e un contouring sul viso che avrebbe fatto invidia alle migliori make-up artist. “Amò, andiamo a vedere cosa ha messo in saldo il-tal-dei-tali per il BLACK FRIA”. Ora, io non so bene di cosa si trattasse, ma se non era Black Friday, non è che era black-out?! Sì, secondo me parlava di black-out, del cervello.

Ma, a proposito di black-out, avevo preannunciato un casino. Ora ci torniamo. Avevo appena trascorso un fine settimana del tenore di cui sopra che arriva il lunedì. Passata una mezz’oretta tra email e refusi, scendo in magazzino. Buio. Un piano intero è condannato all’oscurità. Piano che, in quanto a planimetria, è stato progettato dal Minotauro in persona: cunicoli, scale, scalette, fili, scaffali e cartoni vari. Insomma: abbiamo il magazzino completamente fuori servizio. Insieme al bagno. Contatto l’elettricista. Mi chiede di fare delle prove per individuare il problema. Scendo al buio con la torcia del cellulare. Risalgo al quadro elettrico. Funziona tutto tranne il magazzino dove domina un’oscurità di cui Sauron del “Signore degli Anelli” sarebbe stato orgoglioso. Scendo ancora una volta e stacco tutte le prese di corrente. Risalgo per accendere. Ancora buio. Questa tarantella dura 45 minuti, finché non arriva il proprietario e scopro che in bagno esiste un altro interruttore. E’ l’accensione di una pompa che aspira lo scarico. Spengo anche quella. Ecco il problema! Quindi ora le luci del magazzino si accendono, ma il bagno è temporaneamente inagibile per il corto circuito.

La mattina successiva passa l’idraulico a sistemare il bagno – avevamo passato il lunedì a fare la spola tra il negozio e il bar – che sembra essere tornato come nuovo. Nel pomeriggio però, trovo l’intero negozio al buio. Bestemmie e parolacce fioccano. Eppure i vicini hanno la luce. Richiamo a turno elettricista, proprietario e idraulico. Tutta la strada è illuminata tranne noi. Nel frattempo alcune clienti cominciano ad affacciarsi “Siete aperti?”. Il negozio è buio. Le guardo sconsolata spiegando la situazione. Chiamo il nostro fornitore. Dopo un’attesa infinita al telefono – intervallata da altra gente desiderosa di entrare in quei 10 minuti in cui il numero verde mi tiene bloccata – mi risponde un operatore che mi chiede dei codici. Cerco i codici, ma sono nei documenti giù in magazzino. Bestemmie e parolacce. Arriva la signora del piano di sopra che mi trova al buio e – mentre ho la cornetta del telefono incastrata nella spalla e le mani occupate dai fogli su cui cerco le informazioni – mi spiega che anche da lei non c’è luce. La conversazione si complica, bestemmio ancora un po’, però trovo i codici e l’operatore mi comunica che era già stato messo al corrente di un problema su quel tratto. Anche alcuni privati e attività all’altra punta della strada sono senza corrente. Infatti poco dopo passa il mio dentista – il suo studio si trova lì vicino – che mi racconta di essere rimasto senza luce con un paziente a cui aveva appena somministrato l’anestesia locale. Sembra l’inizio di un film di Lino Banfi, invece no! Pare che i tecnici per la riparazione passeranno per le 19:00. Erano le 17:30.

Tra una cosa e un’altra affiggo un annuncio sulla porta – dovremmo tornare alle 19.00 – e mi sposto al bar. Da lì vedo movimento alla cabine della corrente. Gli operatori erano già al lavoro per cercare di sistemare il guasto che a quanto pare è stato causato da qualche privato. In trenta minuti, la luce ricompare, la serata riprendere alle 18:30 tra il malcontento di tutti.

Ora, a parte il fatto che eravamo solo a martedì ed ero stanca come fosse sabato sera, ma vorrei dire a chi si è agganciato alla corrente del comune, facendo saltare il blocco e lasciando alcuni senza elettricità per due ore, ma li vuoi andare a schiacciare due ricci con il c…avo?!

#tuttacolpadimurphy #ecciao

13 pensieri riguardo “Il Black Friday, l’oscurità di Sauron e il guasto elettrico

      1. Sì ! Farei anche una legge: un casino al giorno…..

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