Il mio compleanno, la generazione ’80 e il quartetto d’archi

Domenica è stato un giorno memorabile. Perché?! Si dà il caso che era il mio compleanno. E come tutti i non più giovani ma non ancora negli -anta che si rispettino, ho organizzato un’ aperitivo a dimostrazione delle mie capacità relazionali e psicologiche: free bar per tutti fino ad esaurimento scorte. Avevo dato un’unica regola: beviamo per dimenticare gli anni che passano e le gioie che scarseggiano.

Perché con il passare del tempo, si dice che ci si capisce meglio, si entra più in confidenza con il proprio io e gli elementi che lo governano. E in effetti, anche io, di me stessa, riesco a comprendere meglio alcuni aspetti del mio non poco complesso carattere. Per esempio, ad oggi sono consapevole di poter recitare per filo e per segno le battute di alcuni film cult della generazione ’80. Detto così sembra poco ma, ehi, i riferimenti culturali di noi nati negli anni ’80 sono altamente riconoscibili alle masse perché hanno fatto storia – se non conosci Indiana Jones, con me non puoi avere a che fare!

E poi, arrivata a 38 anni, posso indicarvi precisamente i motivi per cui non riesco a fare a meno di Jessica Fletcher – buonanima di Angela Landsbury che ci ha lasciati qualche mese fa – nonostante conosca le puntate de “La signora in giallo” quasi a memoria. Innanzitutto per lo sguardo accorato che Jessica lancia a volte, quando qualcuno dei suoi cari o conoscenti stretti viene accusato di omicidio e messo in gattabuia. E chi può dimenticare la sua risata alla fine della puntata – alternata a volte con uno sguardo sorpreso e gli occhi sorridenti: ha fatto scuola presso gli studenti di arte drammatica. Ma vi svelo un altro segreto, visto che sono in vena di sfatare miti, io adoro guardare quel telefilm soprattutto per i look anni ‘80: i capelli cotonati con la frangetta, le giacche con le spalline enormi che facevano sembrare anziane anche le ventenni. Per non parlare poi dello stile della protagonista: sempre impeccabile e adeguato alla situazione e al luogo nel quale si trova. Indimenticabile è la puntata in cui l’omicidio si svolge in un ranch e Jessica indossa gli stivalacci con la gonna longuette in jeans. Sempre giusta, oh! E come si fa a non notare quei ristorantini con il tavolo rotondo e la tovaglia a quadretti rossa e bianca?! Impossibile!

Ma ci sono altre cose che ho scoperto strada facendo. Una tra tutte è che non potrei mai diventare food blogger, nonostante le doti delle mie papille gustative. Lo so, sembra poco, ma invece, questa presa di consapevolezza ti mette in pace con il mondo. Perché a me piacerebbe molto pubblicare bellissime fotografie dei piatti prelibati di cui mi delizio. Ve lo garantisco! Vorrei avere la lucidità mentale per utilizzare luci ideali e riprendere il piatto da tutte le angolazioni, prima di assaggiarlo. Ma il punto è sempre e solo uno: è già tanto se dico “Buon appetito” alle persone con cui sono a tavola – lo so secondo il galateo non si dovrebbe fare, ma tant’è – quindi figuriamoci se riesco ad aspettare per scattare una foto. Si tratta solo di ingordigia allo stato puro, altrimenti sarei una bravissima food blogger. E questo presuppone che non lo diventerò mai, per buona pace di tutti gli esperti di settore che invece, a quanto pare, di mangiare non ne vogliono sapere.

Poi ho scoperto di essere intollerante. No, non al lattosio o al glutine. Io sono proprio intollerante al genere umano sotto alcune forme. Prima tra tutte, quella fastidiosa e cafona forma di vita umana per cui girare in macchina per il centro abitato con i finestrini abbassati, il braccio poggiato fuori e la musica a tutto volume è da grande figo. Ecco, io quelli proprio li abolirei. Ma che davvero siamo arrivati in questa era geologica per doverci confrontare con questi energumeni?! Mio zio, fratello maggiore di mia mamma, quella dolce signora ultrasessantenne che ritrovate nominata qui , se ha la musica ad alto volume in macchina, di solito è musica da camera, o qualche quartetto d’archi. Ed è a tutto volume per il semplice fatto che lui – come buona parte della famiglia – non ci sente tanto.

Alda Merini, la favolosa e passionale poetessa, diceva “Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri”. Oh, sarà che i tempi sono cambiati e dopo due drink sbatto già la testa sul bancone, ma mi sveglio già deformata e quando incontro tipi/e come questi mi spappolo completamente. Datemi un collante, un mastice: devo tenere insieme i pezzi. Dov’è Giovanni Mucciaccia quando si ha bisogno di lui?! Mi serve della colla vinilica: ho pur sempre compiuto 38 anni, diamine!

#tuttacolpadimurphy #ecciao

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22 pensieri riguardo “Il mio compleanno, la generazione ’80 e il quartetto d’archi

  1. Be’, prima di tutto, tanti auguri carissima! Riguardo le battute dei film anni 80 la mia preferita, che si attaglia sempre meglio all’età che avanza, è quella del sergente Murtaugh di Arma Letale “sono troppo vecchio per queste stronzate” (ancora meglio nell’originale I’m too old for this shit!)

  2. 38 anni: auguri di buon compleanno.
    Ma se già ora hai bisogno della colla vinilica, tra qualche anno?

    Non sarei il tuo uomo ideale: non ho visto Indiana Jones, e nemmeno la Signora in Giallo (se non in pochissime occasioni). Ma ti lascerei tranquillamente ripetere a memoria le battute.
    Io posso dire quelle di Fantozzi?

  3. Tanjoibi omedetou anche se in ritardo, io non riesco a fare una media tra quelli che ho e quelli che mi sento ma sicuramente la signora in giallo mi ha tenuto tanta compagnia insieme a Laura Ingalls, ma non disdegno Harry Potter e Heartstopper …ma il mio cuore è rimasto con Daytan, Gig Robot, Rancy la strega e Sailor Moon…

  4. auguri in ritardissimo da una veneziana, che non sopporta i barchini coi giovani – e non giovani – che corrono impennandosi e , naturalmente, con le casse che fanno tum tum a tutto volume:-)

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